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Convegno a Roma su cyberbullismo, social e scuola promosso dall'Osservatorio Nazionale Adolescenza

Sono nati in coincidenza con la diffusione di massa dell'utilizzo della rete internet, cresciuti con l'avvento degli smartphone e dei tablet. Organizzano le loro giornate anche in base alle informazioni e agli strumenti di dialogo che gli offrono i social network o le app di instant messaging e talvolta soffrono di disturbi legati alla necessità di essere sempre connessi. E' la "Generazione Hashtag", quella analizzata il 10 Novembre a Roma nel corso di un convegno, promosso dall'Osservatorio Nazionale Adolescenza, che si è tenuto alla Biblioteca Nazionale. 

Studenti e docenti hanno ascoltato le relazioni di alcuni esperti del settore sui rischi legati ad un utilizzo improprio della rete internet, su contenuti pericolosi nei social network, sul fenomeno del cyberbullismo e sui temi della protezione dei propri dati sensibili sul web.

Tra i relatori la senatrice Pd Elena Ferrara, prima firmataria della legge contro il cyberbullismo, Antonio Martusciello, commissario Agcom, Laura Bononcini, responsabile delle relazioni istituzionali di Facebook, Marzia Calvano per il Ministero dell’Istruzione e Daniele Grassucci di Skuola.net

Cyberbullismo, sextortion, sexting, revenge porn hanno già mietuto moltissime vittime, nel mondo e in Italia, basti pensare che il 50% di esse ha tentato almeno una volta il suicidio. Oltre il 40% dei ragazzi dichiarano di aver deriso dei coetanei filmandoli o facendo foto e inviandole poi per "gioco" via chat. Solo 400 le denunce arrivate in tribunale per cyberbullismo ma i dati dicono che ad essere colpiti dal fenomeno sono l'8,5% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Questi alcuni dei dati emersi dal rapporto nazionale dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, presentato durante l'evento ed effettuato su un campione di oltre 5.000 adolescenti, dagli 11 ai 18 anni.

Dati Agcom alla mano, Antonio Martusciello, commissario presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha sottolineato che: “I ragazzi a volte non danno il giusto peso agli episodi di cyberbullismo, perché è collegato spesso ai compagni di scuola, viene derubricato alla semplice dinamica dei rapporti tra conoscenti“.

Secondo Martusciello, “per le dimensioni del fenomeno in atto, il termine bullismo rischia di essere addirittura riduttivo di fronte alla gravità degli eventi di cronaca recentemente accaduti: allo stato attuale il termine cyberviolenza ritengo sia maggiormente esplicativo”.

Certo la prepotenza e gli episodi di violenza tra ragazzi non sono di sé un fenomeno nuovo. Ciò che è cambiato in questi anni è senz’altro la dimensione entro cui essi si realizzano che aggiunge al fenomeno l’aspetto del tutto nuovo della pervasività e della durata nel tempo. Il solo fatto che Facebook, la piattaforma social più famosa al mondo abbia ormai raggiunto 1 miliardo e 800mila utenti, è sufficiente a comprendere quanto potenti siano questi strumenti.

“In Italia contiamo 28 milioni di persone si connettono almeno una volta a settimana a Facebook. Questa per noi è una grande occasione ma anche una grande responsabilità, perchè dobbiamo assicurare che la nostra piattaforma venga utilizzata in piena sicurezza”, ha dichiarato Laura Bononcini, responsabile relazioni istituzionali Facebook Italia.

Mentre a livello politico “Il progetto di legge è in corso di esame al Senato, dopo le modifiche avvenute alla Camera“, ha ricordato la senatrice Elena Ferrara, prima firmataria della legge contro il cyberbullismo, il Ministero dell’Istruzione coordina, ormai da tre anni, il Safer Internet Center italiano con il progetto Generazioni Connesse per informare e sensibilizzare sulle tematiche del bullismo e del cyberbullismo che coinvolge bambini e ragazzi ma anche insegnanti e genitori.

È fondamentale dare ai docenti gli strumenti per percepire i segnali del disagio e prevenire l’insorgere del problema”, ha detto Marzia Calvano, in rappresentanza del MIUR - Direzione generale per lo studente. La generazione hashtag è nata e cresciuta con pc e smartphone a disposizione ma nessuno le ha insegnato come gestire la propria privacy. “Ecco perché occorre – ha proseguito Calvano - fare in modo che bambini e ragazzi siano protetti dai rischi da contatto e da contenuto”. La sovraesposizione dei dati personali, la possibilità di fare incontri pericolosi o di visualizzare contenuti poco adatti all’età sono rischi altamente frequenti sul web. “Per questo Generazioni connesse, per la prima volta in Italia, ha costituito un Advisory Board che mette insieme pubblico e privato per fare della rete un ambiente più sicuro”.

Bullismo e cyberbullismo sono di certo l’espressione più violenta di questa forma di comunicazione ma “il solo fatto che se ne parli sempre più spesso e non solo quando ci sono storie finite male fa sperare che si tratti di fenomeni con le ore contate”, ha concluso Daniele Grassucci, direttore responsabile di Skuola.net e altro partner del progetto Generazioni Connesse.

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