Ragazzi - Youth Panel Italia - domenica, 30 settembre 2018

Il caso Rehtaeh Parsons: nuove risposte

Puglia



Chi sono le vittime del cyberbullismo? Una nuova ricerca fornisce alcune risposte

Quando la diciassettenne canadese Rehtaeh Parsons si impiccò il 4 aprile 2013, voleva porre fine al implacabile cyberbullismo che le aveva reso la vita insopportabile. Non solo era stata vittima di uno stupro di gruppo da parte di quattro diciassettenni del posto, ma quegli stessi ragazzi le avevano scattato foto inquietanti e le stavano distribuendo online.

Il DECESSO

Poco dopo, Rehtaeh fu assediata da messaggi violenti e pieni di nomignoli e numerosi ragazzi cercavano di contattarla con offerte sessuali. Nonostante i tentativi di perseguire i quattro ragazzi coinvolti, il caso fu abbandonato per insufficienza di prove.  Senza alcun ricorso legale e senza alcun sollievo dallo struggente cyberbullismo, l’adolescente decise di suicidarsi nella casa di sua madre a Dartmouth, in Nuova Scozia. Nonostante l’intervento tempestivo dei genitori nel salvarle la vita, tagliando la corda, il danno cerebrale derivante dall’ipossia la lasciò in uno stato vegetativo permanente. I suoi genitori presero, però, la decisione agonizzante di spegnere la macchina di supporto vitale pochi giorni dopo.

LA DENUNCIA SOCIALE

Nei mesi che seguirono, la madre di Rehtaeh, oltre a lanciare una pagina di Facebook in onore di sua figlia, cercò qualsiasi forma di punizione per i quattro ragazzi che riteneva responsabili della sua morte. In risposta alla tragedia, il governo della Nuova Scozia approvò una nuova legislazione per proteggere i minori, mentre alcuni dei ragazzi coinvolti nello stupro furono in seguito accusati di distribuzione di pedopornografia .

UN NUOVO STUDIO

Aiutati dalla nascita delle nuove tecnologie di comunicazione digitale, nonché da un Internet, che consente sempre di più la distribuzione anonima di messaggi e immagini, gli episodi di cyberbullismo sono diventati molto più comuni. Secondo una ricerca condotta in materia di cyberbullismo, le molestie online possono assumere due forme primarie: ilcyberbullismo diretto in cui messaggi o immagini minacciosi o offensivi vengono inviati direttamente alla vittima designata e il cyberbullismo indiretto o relazionaleche comporta la diffusione di voci e / o contenuti degradanti alle spalle della vittima. 

Nonostante la consapevolezza del danno che può dare il cyberbullismo, non è ancora chiaro quanto questo tipo di molestie sia realmente prevalente. Non solo molte delle vittime sono riluttanti a farsi avanti, ma c’è anche una notevole disputa su come sia possibile definire il cyberbullismo. Non solo le definizioni legali variano ampiamente tra le diverse giurisdizioni, ma anche le sanzioni effettive variano notevolmente. Del resto, persino identificare chi è responsabile può essere quasi impossibile in alcuni casi a causa dell’uso di reti private virtuali e altri trucchi per nascondere l’ identità del mittente.

DIPENDE DAL GENERE?

Per quanto riguarda la questione se le ragazze siano più propense dei ragazzi ad essere bersaglio del cyberbullismo, la ricerca fino ad oggi è stata incoerente.

Sebbene la maggior parte dei casi di cyberbullismo di alto profilo riportati nei media abbiano coinvolto vittime di sesso femminile (come Rehtaeh Parsons), non è stato raggiunto un chiaro consenso su dove ci siano significative differenze di sesso nelle vittime di cyberbullismo. Le differenze riscontrate tendono a variare ampiamente a seconda della definizione del bullismo, delle misure utilizzate,dell’età delle vittime del bullismo, ecc.

Il cyberbullismo, ad ogni modo, si diffonde in modo lacerante tra le nuove generazioni ed è alimentato, sempre di più, dalla mancata consapevolezza dei pericoli della rete. Come cercate di fermare tutto ciò? 

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