Challenge: divertimento o pericolo?
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Challenge: divertimento o pericolo?

L’analisi del fenomeno delle challenge che tanto hanno catturato l’attenzione delle nuove generazioni.

Quante volte abbiamo sentito parlare di challenge o ne siamo stati personalmente coinvolti?
Il fenomeno delle challenge, letteralmente sfide o competizioni virali, negli ultimi anni ha popolato il mondo dei social network diffondendosi tra i giovani della nuova generazione. Sono sfide nate per sollecitare e mettere in gioco gli adolescenti in maniera semplice, divertente e creativa, grazie alla diffusione di giochi proposti tramite post o storie su Instagram, Facebook, video su Youtube e TikTok. Alcune tra esse sono addirittura istruttive, educative e a scopo benefico. Le caratteristiche essenziali di queste competizioni sono l’originalità e il divertimento, perciò non è importante la popolarità del personaggio che l’ha ideata e diffusa. Ciò che rende le challenge virali infatti sono l’autenticità e la novità, che diffondono tra gli adolescenti interesse e curiosità, portandoli a lanciarsi nelle sfide proposte.

 

 

Nel corso degli ultimi anni ne abbiamo viste e vissute molte, una delle più famose è stata la Mannequin Challenge, divertente sfida che prevedeva la registrazione di un video all’interno di una stanza in cui tutte le persone dovevano restare immobili, come se il tempo si fosse fermato. Nel 2012 invece venne diffusa la Flip Bottle challenge, il quale scopo era quello di far atterrare una bottiglia d’acqua in piedi. Infine, il tormentone che nell’estate del 2018 ha avuto un successo immenso è stata la Kiki challenge, tramite cui i giovani si sono sfidati a colpi di ballo. Questa challenge infatti prevedeva l’esecuzione di una coreografia scendendo da un’auto in movimento e ballando sulle note della canzone In My Feelings di Drake. Prendendo in considerazione questi tre esempi risulta scontato dire che questi giochi abbiano un basso livello di pericolo, ma come ogni cosa vi sono delle eccezioni. Le challenge infatti hanno anche una forte, e troppo spesso prevalente, connotazione negativa. Parallelamente alla diffusione delle sfide di cui si parlava in precedenza infatti esse hanno preso piede anche in una forma diversa e decisamente più pericolosa che bisogna far attenzione a non sottovalutare sia per quanto riguarda i ragazzi, a cui sono direttamente rivolte queste sfide, sia per quanto riguarda i genitori che vedono messa a rischio la salute dei propri figli. Queste challenge infatti, se non trattate con attenzione, possono portare ad esiti veramente tragici, attentando alla salute fisica e psicologia di chi ne prende parte e, nel peggiore dei casi, possono portare perfino alla morte.

Le vittime di questi giochi subdoli sono spesso i soggetti cosiddetti più fragili poichè facilmente condizionabili, i quali si trovano addescati e coinvolti in una spirale di azioni e influssi autodistruttivi dai quali fanno fatica ad uscire.
Ci sono davvero tantissimi esempi di challenge di questo tipo che hanno spopolato e messo a rischio la vita di adolescenti e giovanissimi; una tra le tante è la Blue Whale nata nel 2017 come una pericolosissima sfida che prevede una serie di attività autolesionistiche che portano, in ultima battuta, al suicidio. Questa sfida, divenuta quasi il simbolo delle challenge intese in senso negativo, è in realtà solo una tra le tante. Avrete sicuramente sentito parlare anche della Bird Box Challenge, della Momo Challenge, di Jonathan Galindo, della Planking challenge e della Skullbreacker challenge. Si arriva a sfidare la sorte sdraiandosi al centro di un incrocio stradale e aspettando l’arrivo di un auto, ci si filma mentre si ingoia un cucchiaio pieno di cannella fino a causare il collasso dei polmoni e si sperimenta l’asfissia temporanea.

Perchè si arriva a tanto? Cosa spinge un ragazzo ad attentare alla sua stessa vita? Le scienze sociali stanno studiando il fenomeno della challenge da tempo e sono arrivati alla conclusione che esse siano in qualche modo una fonte d’intrattenimento alternativa alla quale si è spinti a partecipare poiché è virale e rappresenta uno strumento per sfidare i propri limiti in un'età in cui si è inevitabilmente attratti dalla trasgressione.

In conclusione vogliamo ribadire che le challenge, come i social, sono armi a doppio taglio che possono al tempo stesso nuocere o lenire, distruggere o creare e tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa. Il nostro consiglio quindi è quello di trovare un proprio equilibrio, come bisogna fare per ogni cosa nella propria vita, e quindi di prestare attenzione senza essere ossessivi e di divertirsi senza spingersi troppo oltre.

Le challenge possono veramente essere uno strumento di condivisione positivo quindi fatene buon uso!

Alice Leonardi & Alice Sega

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